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Capistrano (VV), giovedě 2 febbraio 2023 ~ Ore : 18:29:06 • New York: 02/02/2023 12:29:06 • Tokyo: 03/02/2023 02:29:06 • Sydney: 03/02/2023 04:29:06
Settimana dell'anno n° 5 - Trimestre 1° [febbraio] Acquario ♥ ;-) • Giorni trascorsi da InizioAnno: 33 - Giorni mancanti a FineAnno: 332
Il sole sorge alle ore 07:22 e tramonta alle ore 17:26 - Presentazione del Signore (Candelora)
In una stanza silenziosa c'erano quattro candele accese. La prima si lamentava: «Io sono la pace. Ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La seconda disse: «Io sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La terza candela confessò: «Io sono l'amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere». All'improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: «Ho paura del buio». Allora la quarta candela disse: «Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele: io sono la speranza». Il nome popolare di "Candelora", assegnato alla festa odierna della Presentazione del Signore, è legato alla benedizione e alla processione con le candele e fiorisce dalle parole del vecchio Simeone che così definisce Cristo: «Luce per illuminare le genti». Attorno al simbolo del cero acceso si sviluppa anche la parabola ebraica sopra sintetizzata: essa mette in scena simbolicamente la pace, che nella Bibbia è il grande dono messianico, e le tre virtù teologali. Anche in questo racconto al centro c'è un bambino, come il neonato Gesù del testo evangelico (Luca 2, 22-40): è lui a far sfavillare nuovamente le candele spente. Sì, perché sulla storia il sudario delle tenebre si allarga spegnendo le luci della pace, dono sempre sospirato, della fede che allarga gli orizzonti e dell'amore che riscalda la vita. Rimane l'ultimo filo di luce, quello della candela della speranza. Ad essa si rivolge il bambino per riportare in vita la pace, la fede e l'amore. Anche le nostre riflessioni quotidiane sono spesso segnate dallo sconforto e dal realismo che ci induce giustamente a non ignorare il male del mondo. Ma l'ultima parola dovrebbe essere sempre quella della speranza, «il rischio da correre, anzi, il rischio dei rischi» che riesce a far sbocciare la luce.
In un'altra pagina riporto le nodifiche che l'Inno ha subìto nel tempo ed il testo completo di dieci strofe.
Il Vexilla regis è un Inno, le cui parole sono tratte dal poemetto in dimetri giambici composto da Venanzio
Fortunato, in occasione dell'arrivo della reliquia della Vera Croce a Poitiers.È un inno e una preghiera, che loda la Santa Croce. Questo
inno viene cantato il Venerdì santo, giorno anniversario della Morte di Gesù. Così, in questo giorno, nel quale s'eleva
sanguinante sul Calvario, in faccia al mondo intero, il trono della Croce, dall'alto del quale l'Uomo-Dio regna, la Chiesa venera questo Legno
e non celebra la Messa propriamente detta.
In un'altra pagina riporto le nodifiche che l'Inno ha subìto nel tempo ed il testo completo di dieci strofe.
A I Vesperis dominicæ in Palmis de Passione Domini usque ad Nonam feriæ V Hebdomadæ sanctæ inclusive.
Ai I Vespri della domenica delle Palme (Passione del Signore) fino alla Nona della feria V (Giovedì) della Settimana Santa incluso.
Ad Vesperas - Hymnus Latino Vexílla regis pródeunt, Quo, vulnerátus ínsuper Arbor decóra et fúlgida, Beáta, cuius brácchiis Salve, ara, salve, víctima, O crux, ave, spes única! Te, fons salútis, Trínitas, Amen. |
Ai Vespri - Inno Ritmata Del Re il vessillo sfolgora, Spietata poi la lancia Albero degno e fulgido, Beata Croce, simile Salve, altare e vittima! Croce, speranza unica, O Trinità, ti adorino Così sia. |
Ai Vespri - Inno Letterale I vessilli del re avanzano, E su questo [patibolo], ferito Albero splendente di nobiltà, Beato [albero]! Dai suoi bracci Salve, altare, salve, vittima, Ti salutiamo, o croce, unica speranza! O Trinità, sorgente di salvezza, Così sia. |
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Autore: San Venanzio Fortunato [Nel tempo ha subìto modifiche]
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