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Inizio Novena di Natale
Se non impariamo a riscoprire il divino che si esprime:
nella foglia che si piega sotto la pioggia d'autunno
nella folata di vento che fa rabbrividire d'inverno
nel profumo di ginestra che accarezza le narici in primavera
nella frescura del querceto d'estate
nel sorriso di un bambino a ogni stagione,
ebbene, siamo perduti
ed è sùbito sera.
Monaco benedettino, nato nel territorio di Camerino tra il 920
e il 930 da nobile famiglia, ancora giovinetto fu affidato dai genitori a un monastero per esservi educato ed avviato alla
vita monastica. La situazione familiare, però, lo indusse, quando aveva da poco superato i venti anni, a lasciare
il monastero per il clero secolare. Ordinato sacerdote, spinse tutti i familiari ad abbracciare la vita monastica. Il padre,
i fratelli e poi i nipoti entrarono nel chiostro: la madre, distribuita ai poveri la maggior parte dei beni, si dedicò
ad opere pie.
Liberato così da ogni preoccupazione familiare, Amico rientrò a sua volta in un monastero, rivelandosi
in breve un modello di virtù; ma, non trovando la disciplina del monastero sufficientemente austera, si diede a
vita eremitica. Per tre anni visse tutto solo in una spelonca del monte Torano dell'Aquila, in diocesi di Ascoli
Piceno. Più tardi accolse nella sua solitudine anche alcuni discepoli, con i quali continuò per altri venti
anni la vita eremitica. Quando la regione fu afflitta dalla fame si prodigò in opere di carità. Ultranovantenne
entrò nel monastero di San Pietro di Avellana, fondato nel 1025 da San Domenico di Sora, nel territorio del Sangro.
Trascorse gli ultimi anni rinchiuso in una cella alla maniera dei reclusi.
Morì all'età di centoventi anni tra il 1040 e il 1050, forse il 3 novembre. Il corpo fu sepolto nel monastero
di San Pietro di Avellana e sul suo sepolcro avvennero molti miracoli. Particolare efficacia rivelò la sua intercessione
nel sanare le ernie: fu perciò scelto come patrono dai sofferenti di questo male. Nel 1069 San Pietro di Avellana
venne unito a Montecassino e così i Cassinesi presero a considerar Sant'Amico come uno dei loro e ne
celebrarono la festa il 3 novembre.
Il suo nome manca nel Martirologio Romano.
Signore, nei Tuoi santi è il riflesso della Tua bontà. In Sant ' Amico riconosco
il Tuo Amore che mi conosce per nome e conosce tutto della mia vita, più di quanto io mi conosca.
Sei Tu il mio creatore.
Con la sua vita Amico mi ricorda che non di solo pane vive l'uomo, ma soprattutto di fede, di speranza, di carità.
Tu sei la mia speranza, il mio Amore.
L'uomo stordito e preoccupato ritrovi in Te, Signore, per intercessione di Sant ' Amico, luce e forza nel proprio faticoso
cammino.
Rinnovi la propria vita nella fedeltà all'Amore.
L'uomo ritorni ad essere veramente uomo, amico di Dio, amico dell'altro.
Così sia.
* * *
Autore : Benedetto Cignitti
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