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Settimana dell'anno n° 45 - Trimestre 4 [novembre] || ♏ Scorpione ♥ ;-) • Giorni trascorsi da InizioAnno: 309 - Giorni mancanti a FineAnno: 57: Precisamente 0 anni, 1 mesi, 8 settimane, 57 giorni, 1372 ore, 82338 minuti, 4940326 secondi!
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Festa dell'Unità d'Italia
"... San Nazaro cittadino Romano, discepolo di San Pietro fu battezzato da San Lino non ancora Papa, incontro per questo, la disgrazia del di lui padre, di religione Ebreo, e dell'imperatore Nerone persecutore dei Cristiani, per esimersi dalla malignità dell'uno e dell'altro, uscì Nazaro da Roma, e, predicando Gesù Cristo, traversate alcune città lombarde, entrò in Piacenza, portossi indi a Milano: ivi trovò, per fede carcerati i santi fratelli Gervasio e Protasio, ed amorosamente confortatali, li animò a soffrire coraggiosamente il martirio. Di questo fatto informato il Prefetto Romano, condannò Nazaro alla frusta e all'esilio. Volse allora Nazaro alla Francia seguitando a predicare in ogni luogo la fede in Gesù Cristo.
Arrivato in Francia, da una cospicua Matrona gli fu presentato un
assai grazioso fanciullo di nove anni. E fu pregato a volerlo avviare nella legge e religione da lui predicata. Con lieta cortesia
accettò Nazaro il presentato infante, e dopo la conveniente istruzione, lo battezzò imponendogli il nome di
Celso. E trovata angelica la indole del suo allievo, lo dichiarò compagno del suo apostolato, sebbene ancora non fosse
uscito da puerizia. Non furono li Santi senza incontri in quella città. Infieriva in quel tempo in Roma e nelle province
dell'impero, la dichiarata persecuzione di Nerone ed i Ss. Nazaro e Celso, stretti di catene il collo, furono imprigionati. Atterrita
da tristo sogno, la moglie di Prefetto romano, ne ottenne la liberazione. Simile avventura provarono in Treviri dove molto
fruttuosa riusciva la loro predicazione. Gran numero di quelli cittadini ricevevano il Battesimo, per tale motivo irritato quel
prefetto fece arrestare li due Santi. Imprigionò Nazaro e consegnò Celso ad una donna pagana, acciò lo
conducesse all'idolatria; ma non riuscì essa all'intento. Non si mosse Celso per carezze, né per schiaffi, né
per sferzate dal santo proposito. Invocando Gesù Cristo, mai cessò da piangere fin che fu riunito a Nazaro suo
maestro. Nazaro intanto fu indarno tentato a rinunciare alla religione cristiana dal quel prefetto; ma perché cittadino
Romano non fu tormentato nella persona, stretto in catene, fu con il suo allievo spedito a Nerone a Roma.
Ivi, come era successo in Treviri, Celso fu separato dal suo maestro e tentato di rinunziare a Gesù Cristo restò
sempre fermo nella fede, e con animo virile sopportò ogni tormento e minacciò al prefetto: «Dio a cui
servo ti giudicherà» né mai poté acquietarsi privo del suo maestro. Per comando di Nerone fu
Nazaro strascinato nel tempio di Giove con la intenzione di sacrificare a quel falso nume sotto pena di morte. Non si
sgomentò per questo, entrato egli nel tempio caddero tosto a terra infranti quegli idoli tutti. Si vide Nazaro tutto
splendente di luce celeste e comparve vero apostolo di Gesù Cristo. Conosciuta Nerone la ferma risoluzione delli
Santi ordinò che fossero ambidue gittati in mare. Scortati perciò a Civitavecchia, rinchiusi furono in una
appostata barca ed avviata questa in alto, li nostri Santi furono sommersi in mare. Non erano ancora in allora compiuti i
disegni di Dio, a questi la Divina Provvidenza, (a noi genovesi mai sempre propizia, e benefica) li riservava, fu quindi
risparmiata la corona del martirio tanto desiderata. Una subita tempesta di mare minacciava di assorbire la barca colla
quale erano stati precipitati i Santi, mentre essi andavano a piedi asciutti passeggiando sulle onde del mare in placida
calma. Spaventati del temuto naufragio li marinari esecutori del tirrenico decreto di Nerone, ed illuminati dalla prodigiosa
situazione dei Santi conobbero il loro fallo risolvettero di riceverli di nuovo in barca e dopo breve preghiera delli
medesimi videro il mare in subita bonaccia. Da tali prodigi persuasi quei marinari della santità delle persone da
loro oltraggiate, e della religione da essi predicata, chiesero ed ottengo dai Santi istruzione e Battesimo. Dopo tali
avvenimenti quei novelli cristiani non si azzardavano ritornare a Nerone, e pieni della speranza in Dio, confortati della
compagnia dei Santi abbandonarono le vele alla direzione della Provvidenza. Prosperamente navigando entrato nel nostro
mare il fortunato naviglio volse la prora verso Genova città allora libera e alleata col Romano Impero. Distanti
ancora da quelle mura 600 incirca passi videro sopra una delle colline di Albaro un tempio e una torre con intorno un'area
circondata da macerie. Qui per ispirazione divina approdarono i Santi ed atterrati gli idoli che ritrovarono in quel tempio,
consacrato alla falsa deità delli loro morti, cominciarono a predicare la fede in Gesù Cristo con felice riuscimento e
senza veruno incontro, battezzarono quanti si convertirono; vi celebrarono il Divino Sacrificio e diedero così ad
Albaro il vanto di essere la prima terra, non solo del Genovesato, ma di tutta la Italia, dove si è palesemente predicata
e ricevuta la fede di Cristo, e dove è stata celebrata la prima Messa quietamente. Da Albao passarono a predicare in
Genova, dove in pochi giorni videro ricevuta e radicata la santa nostra religione, che per grazia particolare dell'Altissimo da
poco meno di secoli diciotto conserviamo purissima, mai turbata dalla eresia, né mai amareggiata per sangue sparso
da' martiri della nostra terra. Compiuto con tanta felicità e frutto il loro apostolato in Genova, passarono i nostri
Santi a Milano, premuroso Nazaro delli sovra lodati Gervasio e Protasio ivi tutt'ora in catene, di vieppiù fortificarli a
soffrire per la fede di Gesù Cristo. Reggeva in allora quella Provincia a nome del crudele Nerone, il crudelissimo Antolino
nella qualità di Prefetto. Inteso questo dell'operare dei Santi (che mai cessarono di predicare Gesù Cristo) li fece
imprigionare, e trovati inutili quanti seppe trovare, li tentativi, e tormenti, li condannò l'uno e l'altro ad essere
decapitati. Fregente e glorioso retaggio dell'Apostolato; e fuori della porta Romana fu eseguita l'empia condanna nel luogo allora
detto 'le tre muraglie' nell'anno di nostra salute 76.
... Informati del glorioso martirio delli suddetti loro Santi Apostoli seguito in Milano, sul terminare del primo secolo, memori
de' benefici da loro ricevuti eressero a loro nome un tempio in distanza dalla prememorata torre di passi circa 60, luogo
dove approdato avevano li Santi".
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Fonte: Sito Convento e Parrocchia San Francesco d'Albaro - Genova
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