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Capistrano (VV), giovedì 2 febbraio 2023 ~ Ore : 19:23:12 • New York: 02/02/2023 13:23:12 • Tokyo: 03/02/2023 03:23:12 • Sydney: 03/02/2023 05:23:12
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Il sole sorge alle ore 07:22 e tramonta alle ore 17:26 - Presentazione del Signore (Candelora)
In una stanza silenziosa c'erano quattro candele accese. La prima si lamentava: «Io sono la pace. Ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La seconda disse: «Io sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La terza candela confessò: «Io sono l'amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere». All'improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: «Ho paura del buio». Allora la quarta candela disse: «Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele: io sono la speranza». Il nome popolare di "Candelora", assegnato alla festa odierna della Presentazione del Signore, è legato alla benedizione e alla processione con le candele e fiorisce dalle parole del vecchio Simeone che così definisce Cristo: «Luce per illuminare le genti». Attorno al simbolo del cero acceso si sviluppa anche la parabola ebraica sopra sintetizzata: essa mette in scena simbolicamente la pace, che nella Bibbia è il grande dono messianico, e le tre virtù teologali. Anche in questo racconto al centro c'è un bambino, come il neonato Gesù del testo evangelico (Luca 2, 22-40): è lui a far sfavillare nuovamente le candele spente. Sì, perché sulla storia il sudario delle tenebre si allarga spegnendo le luci della pace, dono sempre sospirato, della fede che allarga gli orizzonti e dell'amore che riscalda la vita. Rimane l'ultimo filo di luce, quello della candela della speranza. Ad essa si rivolge il bambino per riportare in vita la pace, la fede e l'amore. Anche le nostre riflessioni quotidiane sono spesso segnate dallo sconforto e dal realismo che ci induce giustamente a non ignorare il male del mondo. Ma l'ultima parola dovrebbe essere sempre quella della speranza, «il rischio da correre, anzi, il rischio dei rischi» che riesce a far sbocciare la luce.
Fonte : Il Quotidiano del Sud
Data : 29 luglio 2014
Autore :
CULTURA - La prefazione curata da Di Bella e Garrì
" Renoir da Napoli alla Calabria ". È questo il
titolo di un saggio, edizioni Kimerik, autore Antonio Pasceri. Una memoria popolare, storica e giornalistica sul grande
impressionista francese che nel 1881 nella chiesetta di Capistrano "rifece" l'affresco "Il Battesimo
di Gesù nel fiume Giordano".
«Il lavoro di Pasceri - scrivono fra l'altro nella prefazione lo storico Saverio Di Bella ed il giornalista Michele
Garrì autori, fra l'altro, di una ricerca sempre su Renoir - è appunto una
raccolta di documenti, articoli di giornali, pensieri, nel tentativo di porre un punto fermo ad una storia affascinante,
resa da qualcuno, veramente pochi, contorta e ferita da dubbi artificiosi, da ragionamenti vacui. Renoir
ha messo mano o no all'affresco che ornava con una scena delle Sacre scritture una sperduta Chiesa di un piccolo
paese della Calabria che si chiama Capistrano? È un filo di Arianna su uomini e cose. Un filo fatto e tessuto
da uno studioso come Pasceri che non ha né esitazioni a scegliere, a schierarsi dalla parte di coloro che
affermano che Renoir è stato a Capistrano».
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Fonte : Il Quotidiano del Sud del 29/07/2014 - Autore -
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