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Buon Giorno, visitatore, il tuo numero IP è : 34.239.150.167 - Fanne buon uso ;-) — Pasqua sarà e⁄o è stata il 31/03/2024

Capistrano (VV), domenica 6 ottobre 2024 ~ Ore : 09:22:25 • New York: 06/10/2024 03:22:25 • Tokyo: 06/10/2024 16:22:25 • Sydney: 06/10/2024 17:22:25

Settimana dell'anno n° 41 - Trimestre 4 [ottobre] Bilancia ♥ ;-) • Giorni trascorsi da InizioAnno: 280 - Giorni mancanti a FineAnno: 86: Precisamente 0 anni, 2 mesi, 12 settimane, 86 giorni, 2078 ore, 124717 minuti, 7483054 secondi!

Il sole sorge alle ore 07:12 e tramonta alle ore 18:44 - San Bruno (Brunone), fondatore dei Certosini

 

" ... E adesso raccontami il Natale "

In realtà l'odore del Natale lo percepisco fin dai primi giorni di Novembre, quando il terreno è ricoperto di foglie color oro ed io esco a sentire, sotto l'orma delle mie scarpe, lo scricchiolìo delle ghiande, cadute, abbondanti, da querce secolari. Anche se il buio avvolge tutto presto, una dimensione armonica m'induce a guardare il cielo: la luna passa svelta con lo splendore di una stella cometa e allora il pensiero corre ad intuire presepi e aghi di pino. È così che il Natale comincia a farsi strada, rompendo la breccia del mio cuore, anelando, ancor più prepotente, alla voglia di tenerezza. Passano gli anni ma il Natale mi ritrova, ogni volta, bambina, capace di cogliere il suo fascinoso mistero, non nelle magiche e costose luminarie che accendono città, ma nel recondito respiro di cenere e bucce di mandarini. Se anche, attorno a me, centomila luci si accendessero, l'unico bagliore che riuscirei a seguire, sarebbe quello di una stella che mi conduce in una grotta misera, testimone di un cielo riversato sulla terra per regalare il brillìo della pace. Affascinata da ciò non riesco ad immaginare un Natale diverso dal mio. Come i pittori, la mia mente lo incornicia con i colori della natura, ambientandolo lì, nei campi agresti dove più dura è la fatica del lavoro, ma dove neanche il più bel quadro impressionista riuscirebbe a rendere giustizia della bellezza di odori e colori che fermano il tempo con i suoi caotici ritmi. Il luogo diventa protagonista per far fluire l'emozione di una festa capace di intenerire anche i cuori più duri. Io abito in un paese al limitare di faggi. Ci sono anche dei ruscelli, non molto lontani, si mescolano formando cascate fragorose. La valle è tutta coperta di boschi e le stelle pendono sulle cime degli alberi come frutti d'oro. È una terra bellissima, il suo profumo mi avvolge anche di notte, dentro i sogni, e vedo tutti i suoi colori. Per abbellire questo Natale, vado nel sottobosco. Guardo il cespuglio dell'albatro coi suoi frutti rossi, il verde delle foglie e il bianco dei fiori. I suoi frutti, riuniti in pannocchie pendule, stillano miele aromatico. Lo recupero prima dell'agrifoglio e del vischio, mi attrae la dolcezza del suo frutto e penso a come vorrei donarlo ai bimbi che abitano dove il buio del male ingoia i loro sorrisi. Perché il mio Natale serve anche a questo: pensare a tribù di bambini con vesti misere e strappate, occhi neri d'incantesimi, tempie infossate e corpi ridotti allo stremo. Essi, figli di silenzi e solitudine, mi chiamano affinché le mie braccia, soprattutto a Natale, si alzino protese in offerte e preghiere. Vorrei poter abolire la loro miseria che li circonda col suo passo felpato, e sentirli sani, inerpicarsi sui monti, attraversare siepi, salire sugli alberi, così come sto facendo io per questo mio Natale. Ogni colore che scelgo nel bosco è una preghiera e un grido verso il mondo: - il grigio dei vasti cieli per chi è incatenato e solo; il bianco della neve e delle nuvole per chi giace tra le coltri di un ospedale; - il bruno fulvo della terra nuda per chi aspetta di poter risorgere. Mi aggrappo ai cespugli e lo stormire del vento m'incornicia il viso di soffuso rossore. I monti si nascondono nella bruma e un usignolo gorgheggia la sua gioia. Nei pascoli umidi di rugiada s'incammina un gregge. In punta di piedi mi cullo nella bellezza della campagna per sentire una corrispondenza con le nubi, coi cieli, con le cose più vaghe. Intreccio con le dita steli e corone di rami sentendomi "figlia". Figlia del bosco, della montagna, figlia delle fonti, figlia...tra le selve d'abeti. Allora canta il mio Natale. Non ho fretta, gusto il tempo, anche se una stella luccica già sopra il tramonto. Favoloso Natale che torni di nuovo a coronare di ragione la vita. Tu scegli l'amico inverno per riscaldare i cuori; nel buio infinito spargi primavere di stelle. In ogni casa ti posi affinché cada la notte e guizzi la luce. A casa mia verrai ancora con la tua dolcezza, nella semplicità delle piccole cose; verrai a rinsaldare maggiormente i vincoli familiari...senza mia madre, ormai da due natali, ma che scruta, dal firmamento, mio padre, ostinato nella "sua vigilia" a gustare "il capitone" e le sue "tredici cose" incluse noci, nocciole, zeppole. Avidamente cercheremo il suono di uno zampognaro che ci riporti nenie tramandate dai nostri avi. La ninna nanna avrà il sentore di una fiaba che resiste al tempo. Le scintille accese al fuoco del camino familiare, faranno brillare gli occhi di gioia ai bimbi più piccoli mentre i ragazzi più grandi aspetteranno, sornioni, di uscire e far festa con gli amici. Auguri e scambi di doni saluteranno la festa, inclusa una Messa che reca in dono un Bambino, sorgente d'Amore. Io guarderò i miei cari, immaginando per loro le cose più belle. Poi aspirerò l'odore del mio abete che mi riporterà al candore dei boschi, alle selve profumate di libertà e aspetterò, nell'attesa dei sogni...un altro Natale!

Esposito Barbara

 

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Autore: Barbara Esposito

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