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Settimana dell'anno n° 30 - Trimestre 3 [luglio] Leone ♥ ;-) • Giorni trascorsi da InizioAnno: 209 - Giorni mancanti a FineAnno: 157: Precisamente 0 anni, 5 mesi, 23 settimane, 157 giorni, 3783 ore, 227036 minuti, 13622165 secondi!

Il sole sorge alle ore 05:58 e tramonta alle ore 20:34 - San Pantaleone - Santa Letizia

 

Primavera

Dedicato a voi, stanche creature
perdute in un orrore di guerra… a voi,
vite sottili, strappate dalle vostre radici

A primavera non servono troppe parole: sono i colori a parlare; ad essa non si addicono i piccoli spazi o le misure anguste: ogni mente può essere come lo sbocciare del tulipano, sospeso tra cielo e terra, in cerca d'azzurro.
A primavera riprende la mia parte più avventurosa del viaggio. Mi perdo in un oblìo, in uno stato di libertà originaria dove mi aspettano grandiosi e vasti panorami, vie scoscese tra dirupi selvaggi. Io lo so, appena sveglia al mattino, che la primavera è lì, nei miei pensieri e nel mio sguardo e rimane fino a sera, quando continuerà a persistere nei miei sogni. Sì, perché troppo verde è l'erba in primavera e meravigliosa è la sua notte. Troppo profumati i suoi fiori e troppo splendenti le sue stelle. La terra si prepara ad essere incoronata di spighe e di frutti. La mimosa si dondola tra i sospiri del vento, al pari di una musica, portento per l'anima. Nei fossi, nascoste da tenera erba, spuntano le viole: esse fanno capolino al sole, occhieggiando liete. I boccioli di rosa, racchiusi nel loro puro, incontaminato segreto, aspettano di esplodere nella bellezza: davvero, credo che, a primavera, non c'è nulla di inutile, per questo mi sommerge la gioia fanciullesca che dà i brividi! A primavera riscopro che il valore di un concetto è legato all'interiorità, a ciò che è luce e persiste anche nel buio della notte. I poeti, allora, fanno voli imprevedibili, godono il momento e aspirano, come linfa della terra, la splendida letizia, assumendosi la responsabilità. Non conoscono l'illimitata monotonia, i poeti, traggono dal loro spirito il meglio. Sì, perché in primavera parla lo stupore, non ci sono riflessioni ammantate di tristezza né aria inquieta: essa cura le ferite, apre varchi sereni, fa rinascere un sogno. In questa nostra primavera, il respiro deve diventare più ampio per poter rispondere difronte a corpi mutilati, martoriati e crocifissi. La nostra tenerezza è ferita e vorremmo la pace per fermare i rigagnoli di sangue innocente!
E allora, vieni ancora primavera, svelaci la bellezza, a te non si può rinunciare, tu apri alla speranza. Il tuo tempo mai ci stanca. Il tuo "concentrato" di armonia si diparte dall'anima cospirando alla felicità. Scrivo di te, primavera, su questo foglio: tu sei guida alla mia serenità. Miriadi di impressioni fantastiche, mai banali, vedo sui miei occhi, attraverso di te. Il tuo candore, pieno di grazia, esplode anche sotto il verde di alberi ombrosi. Ti osservo e non mi arrivano i rumori cupi del male. L'odore di campi, cespugli e macchie, ferma il tempo e mi fa credere ancora ad un perdono che fascia ferite. Ti rubo gli attimi vivendo le mie emozioni straripanti. Tu acuisci il senso del bello e io resto lì incantata mentre produci in me qualcosa di straordinario: sei la sensazione pura ed assoluta di un'essenza preziosa. Chi conosce a fondo le leggi segrete dell'essere? Perché l'emozione, perché la gioia, perché il pianto? Il poeta trasalisce quando sente in sé qualcosa di straordinario, come un canto di sirene che non sa da dove arriva ma non si pone domande, perdendosi, invece, in un incessante monologo di pura bellezza. La primavera, nel poeta, emana un senso di armonia, una sensazione leggera, come un'aria sottile, miracolosa, che corre nell'essere: così, come il vento lieve che spira dalle colline. Anche i ruderi, nei miei borghi, a primavera, splendono perché la terra è santificata dalle ossa di monaci Basiliani e Camaldolesi, seminatori di libertà. Dalle loro mani, pure e innocenti, essi sono sorti, testimoni di estro e di luce. Vive ancora il loro suolo, ricoperto da carezze virtuose, di scienza e sapienza operosa, non indifferente alla felicità o alla miseria. Ecco perché, quando cammino tra queste mura, ricoperte fittamente di edera, respiro una dimensione ritmica di emozione. Forse è un piccolo arco di felicità che i filosofi cercano da secoli, ma non riescono a venirne a capo. E se l'eternità non fosse la bellezza che oso guardare a primavera? Credo che in terra si debba vivere amando il senso della vita, prima di ogni logica. Poiché è da sottoterra che la vita nasce e germoglia, così come nel ventre delle giovani madri: esse generano figli dati al mondo non certamente per farli scomparire dietro a trincee annerite dall'odio. E anche lì, dove, in questi giorni, le case, i recinti, gli orti, sono ricoperti di macerie e dove la gente somiglia a strade vuote, desideriamo arrivi questo alito di primavera non tinto dal colore rosso, ma segnato dal profumo dei mille fiori della pace. Vogliamo campi, alieni da ogni guerra, privi di ostacoli e distanze e cieli senza nuvole, di un azzurro uniforme. Tesse il suo poema alla dolce stagione, il poeta, legandosi al concetto d'infinito. Restituisce dignità al miracolo della vita senza alienarsi nella tempesta, avvertendo un bagliore di forza costruttiva e ribelle che cura i brandelli dell'anima. Il fine ultimo dei poeti è catturare tutto ciò che sottende al gaudio: sfiorano il tempo come avvolti in un affresco luminoso. Essi continuano ad innamorarsi del bello, raggiungono il luogo più profondo dell'essere, lì dove è più facile invocare un perdono! Anch'io, come i poeti, voglio vivere avvolta dallo stupore, sono certa, infatti, che tu, primavera, sei sempre una promessa di Resurrezione. In questi giorni, vado raccogliendo i tuoi colori più aurei. Il cielo è una raggiera di smeraldo. I bruchi sono diventati farfalle. Mi specchio in una freschissima conca, ai piedi di un albero e rimango lì incantata, mentre mi scoppia nel petto quell'infinita voglia di cantare. Mi rivedo bambina, quando la mia anima affondava in te, primavera, attesa e promessa di calzini corti e bianchi, sinonimo di libertà. Aspettarti era la gioia più grande ... allora come adesso ... non dici menzogne, tu non deludi mai! Vorrei avere più tempo, per godere i tuoi istanti ... dai primi germogli sulle zolle che salutano l'alba, ai colori del tramonto che toccano la linea curva delle colline. Tu ti posi sui miei colli così come sui miei sogni. Accogli la mia inestinguibile sete per continuare a dire ... so che tornerai, primavera!

 

Monterosso Calabro 23/03/2022 Barbara Esposito

 

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Autore: Barbara Esposito

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