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Commento
Nel Talmud babilonese 〈raccolta di rituali e commenti del popolo ebraico〉 c'è un riferimento a Baal-Salisà, descritta come una località dove i frutti maturavano particolarmente presto. L'uomo porta, da questa località, al Profeta Eliseo "venti pani d'orzo e grano novello". L'orzo, maturando precocemente, si rendeva disponibile ad essere consumato prima del grano e ad essere offerto al culto. Nella festa di Pesach si offrivano, infatti, le primizie e l'orzo era il primo raccolto destinato a diventare pane 〈Es 9,31〉. Tale cereale era considerato fondamentale per la sopravvivenza; la distruzione del raccolto era segno non solo di carestia ma anche perdita di stabilità e legame con la propria terra. Anche Rut, la moabita, ricevette orzo in abbondanza ed ella "mangiò a sazietà e ne avanzò". Il sovrappiù manifesta la sovrabbondante generosità di Dio che giunge alla solidarietà fraterna, precoce e umile come l'orzo. L'annuncio di "un nuovo giardino" promesso ad Israele, la Terra Promessa, viene espresso nella sintesi di sette specie floreali: "il grano, l'orzo, la vite, il fico, il melograno, l'ulivo e la palma". I riferimenti simbolici e rituali di queste sette piante, che nell'Antico Testamento rappresentano la Terra Promessa, si trasferiscono nel Nuovo Testamento sulla persona di Gesù, assumendo connotazioni esplicitamente messianiche. I pani d'orzo richiamano il Profeta Eliseo che ne moltiplicò venti, saziando cento persone. Gesù, Profeta escatologico, invece, moltiplica cinque pani d'orzo per cinquemila persone e con gli avanzi si riempirono dodici canestri. Giovanni, nel suo Vangelo, specifica che i cinque pani erano d'orzo, il cibo dei poveri che sazia tutti 〈6,9-13〉 ed evidenzia che l'evento avvenne in primavera, nel clima pasquale: "era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei 〈6,4〉. Questo alimento, il pane, diventa l'occasione per manifestare il Regno di Dio, già presente, sfamando un popolo affaticato e desideroso di speranza 〈Gv 6,1-15〉.
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Preghiera
Signore,
oggi voglio lodarti mentre ti commuovi per un popolo affaticato e affamato. Tu sei quel Pane da condividere per spezzare ogni indifferenza. Maestro e Redentore, primizia dell'umanità, ci insegni a prendere, ringraziare e donare, affinché la vita diventi "sacramento" di comunione. I nostri beni sono, prima di tutto, i tuoi beni, ecco perché vuoi al tuo servizio anime innamorate, dalle motivazioni profonde, che sanno dividere il pane con i poveri, nell'equilibrio di un Amore che sa far togliere la tristezza dagli occhi. Signore, benedici le nostre mani perché sappiamo accogliere, stringere altre mani, dare senza nessun calcolo. Seminare fraternità e far nascere gioia ci dona la certezza che la Tua presenza ci accompagna lungo la strada della vita. La Tua benedizione stabilisce tra Te e noi, Tue creature, un incontro personale e il Tuo "posare lo sguardo su noi" ci appare già come una consacrazione.
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Barbara Esposito
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